L’articolo di oggi è dedicato a Christian, un follower di kikioperations che mi ha chiesto di aiutarlo a capire che cosa sia il PDCA e le logiche che stanno alla base della sua applicazione. Partiamo, dunque, dalla sua definizione.
Il PDCA, anche detto ciclo di Deming dalle teorie del Dott. W. Edwards Deming risalenti al 1986, è un argomento molto affrontato in rete, ed è generalmente classificato come uno strumento / metodo applicato alla risoluzione dei problemi di qualità. Il nome è un acronimo formato dalle iniziali delle 4 fasi che lo caratterizzano: Plan, Do, Check, Act.
La mia definizione di PDCA è la seguente:
è la logica corretta con cui affrontare un qualsiasi problema focalizzato, sia esso di qualità, di produttività o di qualsivoglia natura. E’ l’UNICO modo che abbiamo per garantire vera redditività alla nostra organizzazione, migliorando i nostri indicatori e rendendo questi miglioramenti sostenibili nel tempo, con una conseguente crescita delle competenze di tutta l’organizzazione.
Non c’è nulla di complesso o di trascendentale: si tratta della mera applicazione del “buon senso” , un’applicazione strutturata che però va seguita in tutte le sue fasi, senza sconti o senza remore. Bisogna crederci, perché molte delle energie devono essere spese nella fase 1, quella che non ti fa toccare con mano nulla ma che ti richiede tempo ed energie. Crederci: beh, ovviamente non deve essere un semplice atto di fiducia. E’ necessario fare un’applicazione corretta del metodo per mostrare sul campo la sua efficacia. Di fronte ai risultati verificati in gemba, tutti si convinceranno facilmente. Ve lo assicuro!
Partiamo con una descrizione sommaria delle 4 fasi.
Noterete che le 4 fasi sopra riportate non “scoprono l’acqua calda”, ma ci guidano semplicemente in una logica lean per affrontare i problemi. Chiunque di noi , infatti sa che:
La differenza risiede nelle risorse impiegate in ciascuna fase e negli strumenti utilizzati per affrontarle. Generalmente ci troviamo sempre a rincorrere i problemi; sono tanti, molto spesso ripetitivi e si cerca di arrivare rapidamente alla definizione di azioni capaci di cambiare la situazione. << In produzione serve reagire velocemente, serve fare. Lasciamo all’Ingegneria le analisi>>. Quante volte ho sentito queste frasi ….
Questo ci porta a concentrare la nostra attenzione su 2 delle 4 fasi sopra descritte: sulla base della nostra esperienza ( o di quella dei tecnici di stabilimento), definiamo delle azioni nella speranza di poter risolvere i problemi e cerchiamo di capire se portano il risultato sperato. In questo scenario, le risorse dedicate all’analisi del problema sono molto poche: non c’è il tempo per raccogliere dati, per fare analisi, i problemi vanno risolti subito e molto spesso la persona che ha in carico la risoluzione non ha tutte le competenze che servono per andare veramente in profondità dei processi.
e che devi assolutamente tener presente quando vuoi risolvere completamente un problema è quello, dunque, di spendere più tempo nelle analisi. Con analisi non intendo per forza quelle analitiche, quelle che fa l’ingegnere dietro al PC. Intendo analisi del problema nel suo complesso, anche quello della “scena del crimine”, per poter cogliere il maggior numero di informazioni possibili che ti aiuteranno a capire che cosa hai di fronte.
Non correre a smontare il pezzo macchina rotto; non buttare il pezzo difettoso; non riavviare l’impianto immediatamente facendo reset. Analizza come si è rotto; che tipo di difettosità vedi; che tipo di allarme la macchina ti restituisce: sono tutte informazioni necessarie ai passi successivi.
Ma attenzione: affinché il tempo dedicato all’analisi sia un investimento e non uno spreco, serve seguire un percorso ben definito, con il supporto di strumenti nati per aiutarti.
Nei prossimi 4 articoli mi concentrerò su ogni singola fase, in modo da entrare in profondità del PDCA e definirne logiche e strumenti.
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